Il ciclo mensile
Dal sassolino romano al computer moderno: un viaggio etimologico tra calcoli, calendari e banchi, con un pizzico di mitologia e un tocco di umorismo antico!
Senza correre troppo con la fantasia, è facile immaginare la curiosità e lo stupore dell'uomo primitivo di fronte all'alternarsi della luce e del buio, del caldo e del freddo. Al sole che sorge e tramonta, mantenendo sempre la stessa forma; alla luna che, invece, da piccola falce diventa bella tonda e poi torna un piccolo spicchio illuminato per ricominciare un altro ciclo.
E l'uomo primitivo, che non possedeva ancora l'alfabeto ed i numeri, per cercare di capire i fenomeni che osservava sarà sicuramente ricorso a strumenti rudimentali - quali, fare una tacca sulla corteccia di un albero o di un bastone o su una pietra ovvero accantonare sassolini, per registrare ogni apparizione in cielo dei due astri. Finché non si accorse che quando il ciclo lunare iniziava di nuovo, aveva accantonato circa 30 sassolini o aveva effettuato altrettante tacche e che tra la luna nuova , quando è completamente oscura, ed il primo quarto (o mezza luna) e tra questo e la luna piena, quando è completamente illuminata, ed, infine, tra questa e l'ultimo quarto si erano accumulati ogni volta sette sassolini.
I Romani il sassolino lo chiamavano calculum, diminutivo di calx,calcis, calce, dal o, comunque, confrontabile con il greco chálics, ciottolo, ghiaia. E calculus indicava sia la concrezione patologica di sali in alcuni organi (fegato, reni, ecc.) sia il sassolino (bianco o nero) con cui nei tempi antichi si votava, poi sostituito da una tavoletta, sia, infine, le pietruzze usate per fare i conti e per insegnare ai bambini a calcolare. Da calculum il nostro calcolo, che, oltre alla concrezione di cui sopra, indica il conto, il computo, ed ha generato calcolatore e calcolatrice. Noi, normalmente, invece di usare, come dovremmo, calcolatore o, ancor meglio, elaboratore (elettronico), ricorriamo all'inglese computer dal verbo to compute, calcolare, che viene dal verbo francese computer a sua volta dal latino computare, composto da cum e putare, contare, che significava sia far di conto, calcolare sia, in senso traslato, contare le lettere nella pronuncia, pronunziare adagio, da cui il nostro compitare.
A seguito delle osservazioni del ciclo della luna nacque il primo calendario lunare, che consentì il conteggio dei giorni e la misura del tempo in base al moto apparente della luna. E non a caso al trascorrere di un intero ciclo lunare diamo il nome di mese, in quanto viene dal latino mensis, vocabolo derivante dalla radice indoeuropea ME "misura", che in origine indicava sia "mese" sia "luna". In greco antico mén è il mese e méne è la luna. In latino, invece, il termine mensis si specializza ed assume esclusivamente il significato di mese, generando menstruum, che come aggettivo significa mensile, che dura un mese ( un mese di piacevole vita per Cicerone era vita iucunda menstrua), e come sostantivo ha, tra gli altri, il significato di mestruo, il flusso di sangue mensile della donna nell’età feconda; e tramite un tardo latino menstruare si arriva ai nostri mestruare e mestruazione. Un termine analogo aveva, peraltro, anche il greco antico con kataménios da katá, per, e mén, mese, che significava mensile ed il cui plurale indicava il mestruo.
In italiano catamenio o catameni è termine medico specialistico e sta, appunto, per mestruazioni, che va dal menarca, comparsa della prima mestruazione, alla menopausa, cessazione dell'attività mestruale a seguito dell'arresto della funzione ovarica. Menarca, menopausa ed altre parole composte della terminologia medica (menorragia, menorrea, menostasi, amenorrea, dismenorrea) hanno come primo elemento men(o) - dal greco mén, mese, di cui sopra - con il significato di mestruazione, per cui aggiungendo arché, inizio, si ha, appunto, menarca ed aggiungendo pausis, fine, in latino pausa, si ha menopausa. Sinonimo di quest'ultimo è climaterio femminile, accanto al quale esiste il climaterio maschile, ovvero la graduale cessazione dell'attività fisiologica testicolare dell'uomo, detto anche andropausa, termine coniato sul modello di menopausa ed il cui primo elemento andro deriva dal greco anér, andrós che significa uomo. Climaterio, presente anche inlatino con climacterem, viene dal greco klimaktér, che significa scalino ed, in senso traslato, grado (gradino) della vita, periodo difficile (in salita): gli antichi definivano climaterico ogni settimo anno dell'uomo perché lo giudicavano critico, pericoloso, in quanto ritenevano che ogni sette anni si verificasse nell'organismo umano la chiusura di un ciclo con una conseguente pericolosa mutazione.
Ma torniamo al calendario, dal latino calendarium, che era il libro dei crediti, delle scadenze, derivante da calendae, primo giorno del mese, corrispondente alla luna nuova nel calendario romano, il quale è stato a base lunare fino al cosiddetto calendario giuliano, introdotto nel 46 a.C. da Giulio Cesare per ovviare allo sfasamento tra l'anno tropico solare di circa 365,2422 giorni e l'anno civile, che, essendo di origine lunare, contava 355 giorni. Calendae viene dal verbo calare, chiamare, perché il primo giorno del mese i pontefici gridavano pubblicamente le date del calendario, dichiarando se le none, cioè il nono giorno prima delle idi, ovvero il giorno, a metà mese, di luna piena, dovevano cadere il 5 o il 7. Le idi cadevano il giorno 15 e, quindi, le none il 7, nei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre, mentre negli altri mesi cadevano il 13 e, quindi, le none il 5. Le calendae non esistevano nel calendario greco, per cui l'espressione " ad calendas grecas solvere " ovvero " pagare alle calende greche " significava " mai ".
Abbiamo incontrato anche la radice indoeuropea ME , dalla quale oltre a mensis si avrebbe anche il verbo latino metiri, misurare, e dal suo participio passato mensus, nella forma femminile, potrebbe aver trovato origine il latino mensam, il cui significato era quello di tavola e, se apparecchiata, tavola per i pasti e, quindi, mensa. Mensam indicò anche la focaccia su cui erano posti i cibi per le offerte agli dei, significato che spiega l'episodio narrato da Virgilio nel libro III dell'Eneide, nel quale ad Enea, sbarcato nelle isole Strofadi, piccolo arcipelago della Grecia dimora delle Arpie, una di queste, Celeno, predice che fonderà la sua città in Italia, ma dopo che lui ed i suoi compagni avranno mangiato per fame le mense (absumere mensas). Così lo leggiamo nei versi di Virgilio, tradotti da Luca Canali, "Voi navigate verso l'Italia, e la invocate seguendo i venti: / giungerete in Italia, e potrete entrare in porto; / ma non cingerete di mura la città destinata / prima che una terribile fame e l'offesa fatta coll'aggredirci / vi costringa a consumare con le mascelle le róse mense". E quando nel libro VII la profezia si avvererà e la mancanza di cibo spingerà Enea ed i suoi compagni "a volgere i morsi nella pasta sottile di Cerere / e a violare con la mano e con audaci mascelle il cerchio / della fatale focaccia, e a non risparmiarne i larghi riquadri," Enea, in tono scherzoso, esclamerà "Heus! etiam mensas consumimus" "Oh, divoriamo anche le mense" (Eneide, traduzione di Luca Canali, Mondadori Editore).
Mensam significava anche banco dei cambisti e mensa publica era la banca pubblica; da mensulam, diminutivo di mensam, per cui piccola tavola, tavolino i latini trassero mensularius, che era il cambiavalute, il banchiere, mentre noi abbiamo tratto la mensola.
Un procedimento logico analogo si è avuto con banco e banca. Tutto comincia con il longobardo Bank, che indicava un rialzo del terreno e, per similitudine, tavolo nonché, successivamente, sedile: e così da un lato abbiamo il banco degli imputati ed i banchi dei rematori e dall’altro il banco di scuola. Ma il termine fu utilizzato anche per indicare il luogo in cui si dava la paga ai soldati ed, in seguito, il tavolo o la panca ove si disponeva il denaro per poterne fare commercio. In particolare, in Italia, e da qui negli altri paesi, il termine si specializzò nel significato che noi diamo a banca o banco come istituto di credito, mentre più in generale indicò anche il locale adibito alla vendita di beni o servizi, come il banco di preziosi o il banco dei pegni o il banco del lotto mentre nei giochi d’azzardo banco indica sia il giocatore che tiene il gioco contro gli altri giocatori entro un importo predefinito, ovvero la posta, sia la posta stessa. Nello stesso tempo la voce longobarda fu utilizzata anche negli altri significati, originando sia la banchina, costruzione portuale dove approdano le navi, sia, dopo la mutazione consonantica in Pank, la panca, sedile per più persone, ed il suo diminutivo panchina. Ed è rimasto anche il significato di ammasso o strato di notevole estensionedi elementi vari, come un banco di ghiaccio (o banchisa, dal francese banquise), o un banco di roccia o di sabbia o di nebbia. Se facciamo riferimento a banco come cassa o posta (in gioco) sbancare significa vincere una somma superiore a quella disponibile, se, invece, ci riferiamo a banco come rialzo di terreno sbancare significa asportare una grande quantità di terreno o di roccia.