Inauguro oggi una nuova categoria: Etimologia delle parole! Gli scritti che presenterò, ogni settimana, sono realizzati da mio padre, appassionato di etimologia e scritti, secondo me, in modo simpatico e scorrevole. Vi chiederete se quest’argomento non entri in conflitto con il resto di questo Blog? Io credo di no…
Molte parole del nostro lessico hanno una derivazione dalla lingua latina e dalla lingua greca. Quando una parola è per metà latina e per metà greca, non importa quale delle due stia prima, si dice che è un ibrido, che sta, appunto, ad indicare una parola alla cui composizione concorrono elementi di diverse lingue.Con lo stesso termine, come è noto, si indicano fenomeni analoghi nel mondo degli animali ed in quello dei vegetali, quando gli uni o gli altri sono generati dall’incrocio di individui di razze o specie diverse ( asino + cavalla = mulo; cavallo + asina = bardotto; mandarino + pompelmo = mapo ).
Rimanendo nel campo delle parole, un esempio di ibrido è “automobile”, termine che a noi viene dal francese automobile, composto con il greco “autòs” = “sè stesso” e con il latino “mobilis” = “che si muove” e, quindi, “che si muove da sè”.
È una parola che ha avuto una gran fortuna anche se la lingua parlata ha prodotto per troncamento il termine ‘abbreviato’ di altrettanta fortuna “auto” che, anche senza il “mobile”, si muove pur sempre da sè. Automobile o auto che sia, c’è, comunque, bisogno di chi la guidi e cioè dell’ automobilista che, quando lo fa per mestiere, diventa un autista.
Un ibrido è anche “tassametro” e cioè il contatore applicato alle autovetture in pubblico servizio per determinare il percorso fatto ed, in conseguenza, la somma da pagare. Tassametro è, infatti, formato da un elemento latino medievale “taxa” = “tassa” (termine che non suscita certo sensazioni piacevoli) e da un elemento greco “mètron” = “misura”.
Le cose, per verità, andarono così. All’inizio del XX secolo (appena conclusosi ), quando cominciavano a diffondersi le autovetture pubbliche, per indicare il contatore di cui sopra stava diventando d’uso corrente il termine “tassametro” che, in francese, suonava “taxamètre”. Sennonchè, un filologo francese del tempo non apprezzò affatto questo ibrido e propose di riportare tutto a fattor comune della lingua greca, utilizzando come primo termine il greco “tàxis”, che oltre al significato principale di “ordine, disposizione, fila” aveva anche quello di “determinazione d’imposta” e, quindi, di “tassa”. In tale modo l’ibrido “taxamètre” diventò “taximètre” di derivazione tutta greca e la vettura ad uso pubblico su cui era montato fu detta “voiture à taximètre” che, per desiderio di abbreviazione, diventò dapprima “taximètre” e successivamente “taxi”.
In Italia, mentre fu mantenuto l’originario termine ibrido “tassametro “, fu invece adottato, per indicare l’autovettura in servizio pubblico, il francese “taxi” addolcito in “tassì”. Quest’ultimo ha figliato, in Italia, il “tassista” ovvero “autista di taxi”, mentre la lingua francese ha conservato il termine “chauffeur” per autista e “chauffeur de taxi” per tassita.
Una curiosità: chauffeur in francese significa “fuochista” e fu adottato per indicare chi guida una automobile per il semplice motivo che i primi esemplari di auto utilizzavano, come forza motrice, una macchina (motore) a vapore, in quanto era l’unica fonte di energia disponibile fino all’invenzione del motore a combustione interna (motore a scoppio).